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Taranto e il vino

Taranto e il vino

Nella prima metà del IV sec. a.C. Platone venne a Taranto presso l’amico Archita. Nella capitale della Magna Grecia assistette ai riti dionisiaci che si svolgevano frequentemente e di cui sono rimaste a noi le immagini disegnate sui numerosi vasi nel nostro museo nazionale MARTA. Il filosofo ne rimase impressionato al punto da scrivere: “A Taranto, nella nostra colonia, ho potuto assistere allo spettacolo di tutta la città in ebrezza per le feste di Dioniso, nulla di simile accade da noi.” La celebrazione di Dioniso era mal vista dagli “aristocratici”,Euripide nelle sue “Baccanti” fa dire a Penteo che le baccanti sono donne da carcerare e che il culto del nuovo dio è una cosa brutta. Oltre ai costumi lascivi degli amanti di tutte le età, sotto accusa era anche l’ebrezza causata dall’eccessiva profusione di vino. Secondo Teopompo: “la città dei tarentini offre sacrifici di buoi e tiene banchetti pubblici quasi ogni giorno, e la massa dei cittadini è costantemente dedita a festini e bevute.” Il vino non arrivava soltanto sulle acque del Mediterraneo ma era prodotto qui. Oltre alle traccie degli impianti di vigneti, in via Campania sono state rinvenute 40 fosse per la conservazione della bevanda pregiata. Probabilmente anche Filonide era ubriaco quando provocò i romani che distrussero la città di Taranto e la sua potenza mai più risorta.   Pubblicato su www.cosmopolismedia.it
Gennaio2012

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