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Un percorso di guerra per arrivare alla pace

Un percorso di guerra per arrivare alla pace

 

Taranto è una città di mare e di marinai.

Gente col sale sulla pelle e col bisogno, nel cuore, di vedere il mare, di poter far correre lo sguardo sul pelo dell’acqua fino a toccare il cielo, fino a desiderare il ritorno, sazi di libertà.

La sensazione “di potenza e d’infinito” muta aspetto guardando Mar Piccolo.

La forza del panorama sconfinato del mare aperto lascia il posto alla bellezza della Natura ridente. Uno specchio d’acqua fatato ricco di pesci e di volatili delle oasi nascoste; un por­to tranquillo dove vanno a riposare i sommergibili e le piccole im­barcazioni dei pescatori e dei militari.

La passeggiata lungo la strada che costeggia le insenature del “mare interno” ha un sapo­re di pace e di serenità.

Chissà che effetto faceva alle munizioni che viaggiavano dalla polveriera di Buffoluto al­l’Arsenale sui binari della ferrovia statale Nasisi- Taranto Arsenale. 18,288 Km di binari inaugurati tra 1916 e il 1917 per agevolare gli spostamenti delle “merci” militari in una la­guna di pace. I treni TMA e TMR (Tradotta Militare di Andata e di Ritorno) trasportavano munizioni, armi, carburante e ricambi d’aereo per l’idroscalo. Erano scortati, sopratutto in tempo di guerra, inoltre per accedere ai raccordi con Buffoluto e con l’idroscalo, il persona­le del treno era “dotato” di chiavi d’accesso ai blocchi per la sicurezza. Probabil­mente agli alleati, durante la fine del secondo conflitto mondiale, si deve l’ampliamento della linea col “ferrovia francese” che la collegava con Bellavista per arrivare a Bari senza passare dalla stazione di Taranto.

In barba al clima di paura che doveva correre su quella via, immagino un sacco pieno di polvere da sparo, tranquillamente adagiato sulla vagone trai­nato dalla locomotiva a vapore Gr 835 327, la storica locomotiva del 1928; immagino questo sacco tutto sorridente mentre si affaccia dal portellone lasciato incautamente aperto. Usci­re da un magazzino triste e scuro per trovarsi proiettati verso un futuro colorato di azzurro e di verde e luminoso e pro­fumato, un mix che da alla testa, se si è sacchi semplici.

I binari lambiscono a tratti la riva poi rientrano verso la campagna per rinfrescarsi all’om­bra degli eucalipti ed ascoltare il canto di uccelli selvatici tanto numerosi sopratutto presso le rive dei fiumiciattoli carsici che si riversano timidamente in mare. Dall’Arsenale MM alla al deposito munizioni di Buffoluto passando per il Ponte sul Canale d’Aiedda,la masseria Le Lamie, la masseria Vaccarella e la “basilica” di San Pietro e Andrea in mar Piccolo, un per­corso desueto per una strada ferrata. Ignaro di essere nato per distruggere la quiete di un presunto “nemico”, il nostro sacco si gode il per­corso come uno di quegli uomini moderni che fanno trekking lungo il raccordo ferroviario ormai abbandonato.

Vengono con la bici fin da Lecce, per seguire le traccie di un cammino suggestivo fra aro­mi diversi che s’intrecciano fra terra, mare e cielo.

Infine, il nostro caro sacco si gongola bea­to mentre il sole lo scalda e il vento, carico di va­pore, gli provoca uno sternuto così forte da farlo esplodere cancellando parte del tracciato ferroviario.

Dev’essere andata così, perché in alcuni punti le rotaie spariscono, in altri punti invece sono nascoste dall’erba, disobbediente e disordinata, cresciuta intorno, fuori e dentro “la strada ferrata”.

Già nel 1972 c’era un progetto di riqualificazione di questo tratto ferroviario per scopi civili e non più militari. Ora che il demanio l’ha messa in vendita, si torna a parlare della Nasiri-Arse­nale per trasformarla in metropolitana di superficie, sperando di alleggerire così il traf­fico auto­mobilistico ed il conseguente inquinamento… chissà, forse la Natura si riappro­prierà anche del cuore umano, farà crescere sopra un bel fiore profumato oppure dell’ori­gano selvatico come sugli scogli di casa nostra.

Lucia Pulpo

6 Comments on "Un percorso di guerra per arrivare alla pace"

    Solo una persona scrittrice, poteva “estrarre” da una strada ferrata “abbandonata”, un “pezzo” così efficace e poetico, coniugando le essenziali descrizioni, (“tecniche”,storiche, di attualità turistiche e di prospettive future) con autentici “scatti” (in senso fotografico) di suggestiva ed affascinante prosa (io direi “poesia”!!). E così:”Gente col sale sulla pelle e col bisogno, nel cuore, di vedere il mare”, ” … in altri punti invece sono nascoste dall’erba, disobbediente e disordinata” … Brava Lucia !! Non ti preoccupare della “mancata pubblicazione”; non sempre essere direttore o capo redattore di qualcosa coincide con la sensibilità e competenza, o, molto più semplicemente, in quei giorni avevano altre “beghe politiche” a cui dare spazio.
    Sempre con tanta stima e ammirazione.
    Leonardo.

    cara e gentile Lucia,per motivi tecnici (per il vasto incendio che ha distrutto la nostra pineta ed ha avvolto la mia casa senza causarle danni ma danneggiando la linea telefonica fino ad oggi )solo oggi ho potuto leggere il tuo articolo ( o ,devo dire ,la tua poesia )Io non torno quasi mai indietro nel tempo con la mente ,per non rivedere quello che è stato o avrebbe potuto essere,ma le tue parole mi hanno costretto a ritornare a quel periodo della mia vita ancora spensierata.Non è bello vedere adesso quei binari non morti ma in coma ,quella stazione già piena di vita ma ora non morta perchè i treni continuano a passare,ma chiusa e abbandonata.
    Spero di rivederci presto nel solito punto di incontro,la biblioteca,ciao Lucia

    Ciao Lucia, mi chiamo Rino e solo una poetessa come te in questo momento potrebbe aiutarmi. Se non sbaglio abbiamo in comune almeno una cosa. Dare vita nella nostra mente ciò che oggi è ormai inesistente è sentirne le sensazioni. Ti ho trovata nella rete perché nel tuo articolo citi due termini chiave per la ricerca che sto facendo: Masseria, e Nasisi.

    Ti spiego, oggi parlando con mia nonna ho scoperto che mio nonno durante il secondo conflitto mondiale è stato imprigionato molto probabilmente in un campo di concentramento chiamato: “Masseria Nasisi”.

    Facendo delle ricerche ho scoperto che questa masseria adesso ospita una comunità.

    Visto che conosci quei posti, potresti aiutarmi a ricostruire questo puzzle? Quello che vorrei sapere è se quel luogo in passato è stata la prigione di mio nonno.

    Questa cosa mi sta molto a cuore, e leggendo il tuo articolo ho potuto immaginare mio nonno sul tuo treno accanto al sacco di polvere da sparo….

    Ti ringrazio in anticio

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