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Verità presunta e substanziale

Verità presunta e substanziale

  Gli uomini vivono nella Realtà; in questo senso la fanno e la costruiscono “a loro immagine e somiglianza”. Questa “pratica materiale” ha un corrispettivo teorico, un’intuizione di base, un’ispirazione ideale, una necessità spirituale… insomma, la Realtà è il riflesso tangibile della Verità.   Un riflesso, spesso, completamente distorto (ma questa è un’altra storia). Importante sarebbe mantenere sempre accessibile e transitabile il passaggio dall’atto al fatto e viceversa. I filosofi e, gli scienziati in particolare, cercano di rintracciare quel passaggio e di mostrarlo chiaramente a tutti gli uomini. Le loro speculazioni teoretiche sono tentativi che credono proficui, sperimenti per dimostrare la Realtà stessa. Altro che chiacchiere e giochi linguistici come quelli proposti da Roberto Casati ne PRIMA LEZIONE DI FILOSOFIA,dove dichiara di essere “uno scrittore dalla trama fantasma”. Per fortuna, il suo libro non è un passaggio obbligato.

4 Comments on "Verità presunta e substanziale"

    mia cara fai bene A DIRE CIO’ e condivido con te la rabbia e il nervosismo…niente di strano che il nostro Casati volesse anche dire che lui intende occuparsi dei “phantasmata”, delle immagini mentali, come Aristotele sosteneva. Se lui intende questo, bene, si accomodi.
    Noi siamo piu’ per un altro tipo di filosofia e di filosofi, una mente che partecipa e condivide,che osserva e analizza, che riflette e cerca di comprendere!

    Quando discutevo col mio professore della thesi, spesso egli sottolineava che i filosofi hanno la mente aperta e riescono a “vedere” le cose da più punti di vista. Questo considerare tutte le ipotesi possibili è ben diverso da sostenere tutte le opinioni possibili. I sofisti erano bravi in questo “gioco delle parti”, ma sopratutto in tempi così confusi come il nostro, non è onesto e non è lecito giocare… giusto avere la mente aperta ma solo per valuare, quanto a sostenere un’ipotesi… solo quella in cui si crede veramente, altro che ghostbuster!

    Hmm, veramente il testo recita:
    “Portato alle estreme conseguenze il lavoro del filosofo si ridurrebbe quindi a quello di un semplice scrittore fantasma di una trama preconfezionata: gli si chiederebbe di mettere in bella copia (di “articolare” o “formattare”) delle intuizioni preesistenti: gli si chiederebbe di rinunciare alla ricerca di argomenti per sostituirla con l’illusione dell’argomentazione.”

    Sto dichiarando proprio il contrario di quello che viene imputato nel post… rivendicando il diritto del filosofo a NON essere un ghost writer per intuizioni altrui. E se c’è un filosofo che fa attenzione ai dati empirici…
    Sempre disposto a discutere (su basi fattuali, naturalmente!)
    Roberto

    La ringrazio d’essere intervenuto e non avermi lasciato a parlare da sola col mio blog. Mi sono arrabbiata con le pagine di questo libro perché la sua opera precedente “Semplicità insormontabili” aveva “saziato” la mia necessità di bagnarmi nelle acque della filosofia. “Prima lezione di filosofia” mi è sembrato un libro pieno di ipotesi fatte per dimostrare che di ogni cosa si può dire tanto fino a perderla di vista… che senso avrebbe tutto questo ipotizzare se non porta a nulla? Insomma, mi sembra d’annegare non di discutere… mi scuso per essere stata forse troppo brusca ma mi piacerebbe leggere i libri per uscirne con le idee più chiare.

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