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Il minimum sensibile è anche il caso limite della realtà, oltre il quale inizia il regno delle mere parole
Ma a una tal testa, che insiste che noi non possiamo sapere affatto cosa vuol dire che qualcosa esista non solo nella nostra rappresentazione, le si può credere quando dice di essere realista? E amplifica questa proposizione nella più arrogante nella più arrogante di tutte le proposizioni filosofiche: “In base ai miei principi c’è una realtà…”?
“Noi conosciamo molte cose” scrive Berkeley “per le quali ci mancano parole per esprimerle” Per un assolutismo del linguaggio divenuto corrente questa affermazione è una sorpresa: il mondo non sarebbe soltanto ciò che la lingua ci dischiude.
Blumenberg, La leggibilità del mondo,pp. 151,152