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Citazione: GLI ANNI CHE NON STIAMO VIVENDO

Citazione: GLI ANNI CHE NON STIAMO VIVENDO

SFILATA LA GIOVINEZZA, TRASCORRI I PRIMI 10 ANNI DI VITA adulta a purgarti dalla velenosa idea della felicità. Poi una sera, distrattamente, vedi in TV lo spot della pasta Barilla e la tentazione, prepotente, ritorna.

Mentre te ne stai lì imbambolato, a riconsiderare l’ipotesi di poter essere felice, ti accorgi che novanta secondi di pubblicità sono bastati a spazzar via 10 anni di duro lavoro su te stesso. Allora la fatica di Sisifo rincomincia.

Dentro lo schermo c’è una giovane copia di amanti. Belli di una bellezza insipida, i 2 innamorati, nel corso di un libero vagabondaggio estivo in una regione rivierasca, esplorando una bassa scogliera a picco sul mare capitano accidentalmente davanti ad una torre di avvistamento abbandonata da secoli. Vi entrano, la visitano, si emozionano per la romantica avventura, i loro sguardi s’incrociano, i corpi s’apprestano all’amore, lui addirittura si sfila la maglia, ma poi il richiamo della cultura balneare prevale su quello dell’eros: il maschio sguscia in una feritoia della torre e si va a tuffare fra le onde. Lei, dolcissima stella del ritorno, lo segue con lo sguardo rapito, sognante, presago dell’imminente ricongiungimento, e intanto gli appronta il pasto estraendo dallo zaino una confezione di maccheroni. Qui, interviene la magia crudele della dissolvenza incrociata, capace di bersi l’eternità in un secondo di eclissi: i due innamorati della prima sequenza ora sono più vecchi di una dozzina d’anni, sono marito e moglie, hanno dei figli, ma abitano ancora la torre d’avvistamento (rimodernata), si amano e, sopratutto, consumano ancora quella marca di pasta. Lo slogan svanisce(“Dove c’è Barilla c’è casa”). Il gingle sfuma, la dissolvenza vira verso il nero Lo spot è finito. La ricreazione è finita con lui. Si torna ai tetri programmi d’attualità. Tutto qui. Dopo un secolo di banalità del male, la promessa di felicità dischiusa dal nuovo millennio non poteva che essere altrettanto banale. ….

Il Mulino Bianco e l’infelicità

Antonio Scurati

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