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La via dell’armonia

La via dell’armonia

La rabbia è una reazione umana, la conseguenza di una ferita non mortale ma dolorosa.
L’animale ferito diventa feroce e lo rimane anche quando il peggio è “alle spalle”. Un ela­stico tirato, appena la tensione si allenta, tende a tornare nella posizione iniziale. La rea­zione spesso è più violenta rispetto alla compressione ricevuta.
Questo mi ripeto ogni volta che sento ribollire il sangue vedendo un torto commesso a danno mio , oppure altrui. Magari bastasse a calmarmi, forse sbaglio.
Una corretta analisi della situazione, nel “mondo” occidentale, contempla l’ esame dei dati sensibili e, separatamente, la disamina della loro interpretazione. Due indagini per due realtà separate, piani che cartesianamente denominiamo Res cogitans e Res extensa. Ca­ratteristica del nostro pensiero moderno è proprio questa separazione fra materiale e spi­rituale, rimarcando il presunto dualismo-antagonismo anima-corpo, ragione-sentimento, fi­sica-metafisica. Una selezione illuminata dalla ragione a dispetto del buio cieco delle su­perstizioni nate dalle sensazioni istintive ed animalesche.
Sicuramente questa è la via della scienza sempre più veloce nel suo progredire ma, forse, in anticipo rispetto al nostro tempo fisiologico. Temo che non riusciamo più a stare al pas­so con le nostre idee, la tecnologia precede i nostri bisogni ed i nostri desideri. Così si crea la necessità di vendere cose inutili ma ben confezionate giocando le esigenze di chi compra e non è soddisfatto ed ecco tensione, frustrazione fino alla sensazione soffocante del fallimento di chi non sa più cosa vuole. Rabbia, nuovamente rabbia.
Questa volta è difficile trovare giustificazioni valide ad allentare la morsa dell’Ira. Dovrem­mo prevenirla. Almeno questa è la via di Lao Zi, un intellettuale cinese vissuto nel VI-V se­colo a. C. fra guerre di potere interne ed esterne alla corte presso la cui biblioteca lavora­va.
Egli scrive il Tao te ching ( il libro della via e della virtù) è un’opera in versi dove non sono immortalate verità assolute ma sono proposte riflessioni essenziali per “focalizzare” noi stessi e il problema.
”Il Tao di cui parlerò non è quello eterno” non la descrizione di quel che dovrebbe essere ma l’indicazione per orientarsi nella ricerca di quel modo d’essere. L’esistenza reale o ma­teriale è solo il primo passo della vita umana.
Non importa quale sarà l’ultimo passo e quanto tempo sarà necessario tra un passo e l’al­tro oppure si può’ scegliere di non camminare, l’importante è prendere coscienza di ciò che si fa e dunque di ciò che si è. Una volta capito questo è probabile che l’individuo vo­glia sviluppare la forza che è in lui medesimo anche se non riesce ad esternarla. Da qui partono gli esercizi per incanalare l’energia vitale in movimenti che siano espressione de­gna del proprio essere. Ricordando sempre che “ la via del fare è l’essere” possiamo esercitarci ad essere noi stessi attraverso i movimenti del nostro corpo. Come dire che esi­stiamo per vivere ovvero per muoverci.
La saggezza di questa teoria è stata tradotta nell’arte marziale del Tai Chi, un’arte per muoversi in difesa dall’attacco della morte. Il maestro tarantino Rocco Laguardia, insegna da anni che quest’arte marziale non è incentrata sull’attacco contro qualcuno ma per la di­fesa dall’aggressività nemica. “La tecnica adottata nel Tai Chi non è brutale per troncare il discorso del rivale, all’avversario bisogna rispondere sfruttando la sua stessa energia e ri­torcendogliela contro in un abbraccio capovolto’. Infatti le movenze richiamano il fluire dol­ce di una danza non certo gli scatti isterici di bestie disperate.
Prima della tecnica bisogna imparare la postura corretta per favorire una buona respira­zione naturale e, sopratutto, per prendere coscienza del proprio corpo fino a sentire i movi­menti venire su dai piedi per propagarsi nel tessuto muscolare attraverso la conduzione nervosa.
Le posizioni ripetute durante gli esercizi, sono le figure ereditate dalla tradizione cinese. Ripetizione mai meccanica perché non sono forme vuote eseguite senza pensarci, ogni movimento aspirale percorre una lunga strada prima di mostrarsi, una trasformazione che richiede concentrazione, perché: migliore è il movimento, migliore è l’energia che lo ha prodotto. Il progetto del nostro esperto Laguardia è quello di diffondere il Tai Chi per una cultura del benessere psico-fisico e per una educazione al dialogo con e non contro gli al­tri. Egli ha classi divise per età: bambini, giovani ed anziani.
I bambini si avviano verso la consapevolezza del proprio corpo, i giovani si appassionano ottenendo risultati insperati di controllo fra azione e reazione, gli anziani riescono a recu­perare elasticità ed agilità perdute. L’essenziale è concentrarsi sul continuum fra materia animale e spirito divino, fra ciò che è e ciò che dovrebbe essere; l’obiettivo a cui mirare è la perfetta armonia dove non ci sono sovrapposizioni schiaccianti ed imprescindibili ma c’è equilibrio in sintonia con la vita.

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