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Ricominciamo da Terra jonica

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Le elezioni regionali hanno dato luogo ad una diatriba tutta interna all’area di sinistra fra chi sostiene il governatore uscente Niki Vendola e chi propende per l’alleanza con UDC e quindi per il candidato Alessandro Boccia. Lei cosa ne pensa?
Niki è stato un buon governatore ed il mio sentimento è con Niki. Ho preso posizione, una volta, all’assemblea del PD: in regione abbiamo fatto bene, dalle politiche sociali all’ambiente, c’è stato anche qualche errore come nella sanità, ma per non fare arretrare questa esperienza bisogna vincere. Il ragionamento che ha fatto Massimo D’Alema è basato sul dato di realtà. In Puglia, le elezioni provinciali la nostra coalizione le ha perse, soltanto io ed Emiliano siamo stati rieletti, per cui per vincere le elezioni regionali il candidato deve poter contare su una più larga fascia di elettori e questo lo garantisce l’apertura verso l’UDC. Rimprovero il mio partito il ritardo nel prendere posizione a favore di una o dell’altra ipotesi. Bisognava dire sei mesi fa quale fosse la linea da seguire, evitando tutte le chiacchiere polemiche degli ultimi tempi.

Presidente, Vendola sostiene che la sua candidatura sia stata osteggiata per il no al processo di privatizzazione dell’acquedotto pugliese. Come giudica lei questa valutazione del governatore?
A me non piace la politica fatta così con recriminazioni opinabili, variabili teoriche e sospetti su interessi personali, dubbi infondati e pretestuosi. Allora devo ricordare che quando era al governo, già Prodi aveva proposto di privatizzare l’acquedotto con la partecipazione dell’Enel che non è più pubblica.

Lei fa parte dell’ufficio di presidenza dell’Upi (Unione province italiane), ma troppi organi istituzionali, comuni, aree metropolitane, province, regioni rischiano di aumentare la burocrazia e di allontanarsi incomprensibilmente dai cittadini.
Poco tempo fa sono stato criticato per aver manifestato il mio consenso alla Lega quando dice che le Regioni sono organi di centralizzazione non adeguati alle esigenze territoriali. La provincia compie un monitoraggio attento alle specificità ed ai bisogni del territorio.
Ad esempio, in Puglia subiamo l’egemonia di Bari, sono stati stanziati 1,300,000,000 € per le infrastrutture baresi mentre per Taranto, Lecce e Brindisi messe insieme non è stata spesa nemmeno la terza parte di questa somma. Perché il porto di Bari deve espandersi alle spalle di quello di Brindisi, perché l’alta velocità deve fermarsi a Bari e non arrivare a Taranto? Perché la regione ha un territorio ed un numero di abitanti troppo grande, difficile da gestire mentre la provincia è più snella e quindi è pi facile da governare.

Insieme alle elezioni regionali, ci saranno le elezioni comunali di Monteiasi e di Manduria, due amministrazioni di centrosinistra che non sono riuscite a concludere il proprio mandato.
Per Manduria ho una visione chiara: bisogna ripartire da Massaro. Manduria è una città colta con un grande passato e Francesco può ancora rappresentare quella grande ed ambiziosa speranza di progresso, fino all’eccellenza civile e culturale.

Il tema della tradizione culturale richiama i versi di Orazio e Virgilio al Galeso, dove la Provincia ha sovvenzionato la bonifica e ipotizzato l’apertura di un parco letterario,i tempi per la realizzazione di questo itinerario saranno lunghi?
Il Galeso è un luogo di grande fascino, un luogo di richiamo turistico indiscutibile. Abbiamo sostenuto interamente i costi della bonifica, ora cerchiamo i fondi per realizzare il parco letterario. Al momento la provincia non ha fondi da investire in opere come questa speriamo nell’intervento dei privati attirati dall’iniziativa culturale ed ai processi di sviluppo turistico.

Offerta culturale per i turisti e per i residenti? Si prenda l’università jonica, quando vedremo la nascita di un polo umanistico con lettere, filosofia, archeologia, beni culturali?
L’università doveva esser fatta vent’anni fa da chi poteva farla, ora con la riforma Gelmini abbiamo le mani legate. Possiamo stabilizzare quel che c’è di buono come il polo ingegneristico che stava crescendo, la facoltà di giurisprudenza e quella di economia e vedo bene anche la facoltà di matematica e scienze perché ha una preside molto in gamba. Avremmo voluto aprire la facoltà di Scienze della salute e creare un polo di Scienze umane, ma la riforma Gelmini non lo permette.

A Taranto abbiamo un museo della Magna Grecia che è fra i più belli d’Europa ma stenta a ritornare in piena attività. Cosa fa la Provincia per il museo?

Quando il museo era chiuso noi lo abbiamo tenuto “in vita” organizzando mostre, facciamo parte della fondazione Magna Grecia ma l’interesse dovrebbe essere reciproco, invece i musei sono una monade chiusa che non si integra col territorio attraverso iniziative culturali esterne alle proprie mura. Come provincia non possiamo fare di più, non abbiamo nessuna delega.

Cosa fa la Provincia per attuare delle politiche culturali serie, o cosa pensa di fare?
Noi cosa pensiamo di fare in questo mandato lo abbiamo detto: Terra Jonica.

Fino a poco tempo fa il progetto di sviluppo economico e culturale si chiamava “Grande Salento”, adesso “Terra Jonica” è un cambiamento di rotta, una deviazione da quel disegno che comprendeva le province di Lecce e di Brindisi? La Voce, in tempi non sospetti. Ha condotto una battaglia culturale contro l’omologazione di Taranto, il deterioramento della sua storia in luogo di bizzarre identificazioni salentine.
È necessario sfidare il “Grande Salento” ad andare oltre il disegno iniziale. Il sud della Puglia è più debole rispetto all’egemonia barese, per questo abbiamo cercato di unire le forze con un migliore coordinamento fra le tre provincie. Ma, per quanto riguarda la nostra provincia, cosa c’entra Ginosa col Salento? Non è una questione nominalistica, “Terra Jonica” è la risposta più adeguata alla domanda di sviluppo che arriva dal nostro territorio. Sono assolutamente d’accordo con quanto sostenuto dalla Voce in questi mesi sull’argomento.

Cosa è “Terra Jonica” nello specifico e come funziona?
“Terra Jonica” è il modo d’implementare un’idea di territorio che non sia solo la città capoluogo, un territorio con immense risorse (penso alla civiltà rupestre) da valorizzare anche per creare business. Abbiamo tre obiettivi: primo è ripristinare l’attrattivo di Taranto, cosa difficile visto che siamo riusciti ad etichettare questa città come luogo della morte soffocato dalla diossina; secondo valorizzare il patrimonio di cui disponiamo le gravine e le chiese rupestri e terzo rendere tutti consapevoli che il proprio sviluppo economico passa dal radicamento alla propria terra. Naturalmente queste sono idee guida dobbiamo trovare le risorse per realizzarle, per ora abbiamo solo il logo di “Terra Jonica”.

Valorizzazione e sviluppo del territorio come sperimentato con le Cento Masserie di Crispiano?
Le Cento Masserie e la “green road”, siamo molto fieri di partecipare con quel consorzio che rientra perfettamente nel quadro che stiamo ipotizzando.

Possiamo parlare di offerta turistica con un tasso altissimo d’inquinamento dovuto non soltanto alle emissioni di diossina, ma anche alle polveri del parco minerario dell’Ilva?
Il problema c’è e lo stiamo affrontando. Penso all’impianto per la captazione dei fumi recentemente inaugurato o alla copertura dei nastri trasportatori o più in generale alla legge regionale sulla diossina. Sono contento di vedere come la coscienza ambientale dei cittadini stia cambiando. Assai importante, in tal senso, è stata la manifestazione di fine novembre. Stiamo finalmente uscendo dalla contrapposizione lavoro-salute, bisogna garantirei entrambi e in questo senso stiamo correndo ai ripari. L’Ilva c’è, non possiamo volerne la chiusura perché non abbiamo alternative di sviluppo, in fondo “Terra Jonica” è anche questo un’opzione di sviluppo indipendente dall’Ilva.

Qual’è la sua posizione in merito al referendum sostenuto da Altamarea per la chiusura dell’impianto siderurgico?
Il referendum è addirittura dannoso perché rischia di rafforzare Riva; indipendentemente dagli esiti l’Ilva non può chiudere perché ogni Stato che sia una potenza industriale non può fare a meno della propria industria dell’acciaio fondamentale nella realizzazione dei beni di consumo dai frigoriferi ai carri armati. Migliorare le condizioni di vita si, ma chiudere non è una decisione responsabile perché dell’acciaio abbiamo bisogno e poi metà della popolazione dell’intera provincia dipende direttamente o indirettamente dal lavoro di quella grande industria, finché non sarà fatta una diversificazione del lavoro non potremo realisticamente ipotizzare la chiusura dello stabilimento.

Come giudica il “movimento” ambientalista?
Finalmente c’è un avanzamento decisivo,poiché si parla di accelerazione del cambiamento per migliorare la qualità della vita. Ci sono gruppi integralisti come l’Ail (Associazione italiana contro le leucemie) e fanno bene ad esserlo perché dopo 40 anni il numero dei malati i leucemia è davvero alto. La signora Dante dell’Ail che si batte per i malati presenti e futuri ha ragione ad essere integralista ma chi amministra deve fare i conti con la prospettiva di vita del suo territorio; bisogna essere ragionevoli per andare avanti.

A proposito di ambiente, sa che l’ENI ha avuto i permessi per procedere con le trivellazioni in Mar Grande per l’estrazione del petrolio, qual’è la sua idea in proposito?
Per quanto riguarda l’aspetto tecnico della trivellazione, io non ho una conoscenza approfondita necessaria a valutare gli effetti di tale operazione, ma ammesso che troviamo il petrolio che facciamo una nuova centrale, un oleodotto, Taranto diverrà una nuova Siberia? No, non sono d’accordo che Taranto abbia un’altra fabbrica sia pure per l’estrazione del greggio .

“Taranto isola verde”. Ci sono state molte polemiche da parte di chi ha visto in questa società un carrozzone ottimo solo per “allocare” persone a lei vicine. Qual’è la sua risposta in merito e, se di carrozzone si tratta, comunque ha dei costi che devono essere garantiti e in questo momento di ristrettezza economica come prevede di farlo?
Isola verde… abbiamo chiuso adesso 5 anni con la presenza di ITALIA LAVORO,che per legge deve andare via e con cui abbiamo diviso un utile di 247.000 euro lasciando intatto il capitale sociale; quindi dopo 5 anni non ci abbiamo rimesso, anzi questa società ha determinato la stabilizzazione di 300 persone, poi sono state fatte tante chiacchiere , i carabinieri hanno fatto indagini ma non hanno riscontrato nessuna irregolarità, io non avevo assunto nemmeno una persona. Tante maldicenze gratuite e basta. L’idea rimane buona, sul piano industriale è stata proficua, il problema è che la provincia, come tutti gli enti locali ha pochi soldi ed ISOLA VERDE ha un costo complessivo annuale di 7 milioni di euro, siamo costretti a pensare ad una gestione privata, faremo il bando di concorso pubblico e speriamo ci siano imprenditori che vogliano partecipare.

Polemiche ci sono state anche sulla distribuzione di risorse legata a AREA VASTA, il parere del presidente della provincia qual’è?
Complessivamente il mio giudizio non è positivo,potevamo fare meglio, abbiamo perso molto tempo a litigare su chi doveva condurla e non siamo stati in grado di alzare il profilo del disegno iniziale. Io mi sarei concentrato su tre interventi, magari anche forzando l’interpretazione delle misure da adottare.
Gli interventi che avrei predisposto riguardano: 1) il welfare, anziani, malati, assistenza ai più deboli, 2) le residenze teatrali, ragionando sui luoghi dove collocarle, 3) sviluppo turistico, cercando di promuovere iniziative omogenee con l’offerta disponibile.

La raccolta differenziata dei rifiuti a Taranto stenta a decollare, com’è la situazione in provincia?
In alcuni piccoli comuni come Monteparano la raccolta differenziata arriva al 70%, molto attivi in questo senso sono anche Monteiasi, Montemesola e Grottaglie. Abbiamo ricevuto dalla regione 873.000 euro per incentivare la raccolta differenziata nelle aree di Massafra e Manduria, ma in accordo con i sindaci dei rispettivi comuni le abbiamo date al comune di Taranto perché qui il problema è più grave.

Il lavoro è un grosso problema per tutta la provincia, quali sono le prospettive future?
Qui l’offerta occupazionale è lega5ta alla grande industria, ovvero manca un modello di sviluppo che garantisca l’alternativa allo stato attuale delle cose. Stiamo costruendo l’alternativa per lo sviluppo sostenibile e questa si chiama Terra Jonica. Sviluppo significa lavoro, significa certezza del proprio futuro.

Considera la stampa jonica un potere realmente terzo?
Devo essere sincero? In molti momenti no! Una stampa realmente terza garantisce un migliore funzionamento della democrazia.

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