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La sinfonia dei colori

La sinfonia dei colori

La verità è assoluta.
Esiste ma non ha forma materiale, non ha dimensioni misurabili ed è pura astrazione, il cielo sopra di noi verso cui possiamo tendere lo sguardo senza mai riuscire a contenerlo tutto.
In questi giorni incerti d’inizio anno fra guerre al terrorismo, clima terrestre impazzito, la ri­volta degli immigrati a Rosarno e la precarietà del lavoro, io mi sento particolarmente con­fusa e mi chiedo chi abbia ragione, quale sia la verità dietro tutti questi fenomeni ma le pa­role in risposta continuano ad accrescere la mia sensazione di stordimento e di soffoca­mento, se avessi fiato abbastanza urlerei per squarciare il muro di chiacchiere che impri­giona la mia anima.
Verità, spirito, anima mi sembrano tutte parole fuori moda rispetto a virtuale, materiale e ragionevole; la realtà vive ma stancamente, si trascina sulle rovine di una mondo che ha sembianze umane ed umano non è più.
Per prendere respiro e concedermi un’esplosione rinvigorente rivolgo l’attenzione verso le luci ed i colori che parlano all’anima senza i compromessi della razionalità come insegna il capostipite dell’astrattismo Vasilij Kandinskij.
Giovane avvocato moscovita rifiuta la candidatura come docente presso l’Università per studiare all’Accademia delle Belle Arti di Monaco di Baviera dove si trasferisce con la mo­glie.
Siamo agli albori del Novecento, Mosca è ancora la capitale dello zar, chiusa ai fermenti artistici che dilagano in Europa da Parigi a Vienna, Vasil’eviČ non è consapevole di essere un artista, vedendo un quadro del tardo Monet con forme indefinite dalle luci rarefatte, sente la necessità d’ esprimere la propria forza interiore che, improvvisamente, dirompe sfrenata e spazza via ogni convenzione formale, ipocrita e meschina, anche i canoni co­modi e rassicuranti divengono regole troppo pesanti per essere sopportate; nasce così la pittura dello spirito, dove non ci sono figure o forme preconfezionate perché l’artista espri­me la verità della propria anima e non la rappresentazione della stessa mediata dagli ste­reotipi della ragione.
Questo non implica che il pittore dipinga per se stesso ma vuole che la propria interiorità comunichi con quella dello spettatore creando un passaggio di energia da Essere ad Es­sere, una trasmissione che permetta un movimento evolutivo di crescita: “L’anima vibra e “progredisce”. Ecco l’unico scopo dell’artista, lo capisca o meno chiaramente.”
La pittura non è l’unica arte capace di arrivare all’anima, a questo traguardo è giunta prima la musica a cui l’uomo s’inchina con una famosa metafora : “Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima”.
Le note e i suoni sono comprese anche da genti diverse per sembianza fisica e per “for­ma mentis” e questa comprensione universale conferisce alla musica un aspetto trascen­dentale e metafisico caratteristica che dovrebbe avere tutta l’arte moderna.
Il russo vuole essere un artista completo, ha studiato pianoforte e sa riconoscere il talento musicale del maestro Arnold Schönberg, appena assiste ad un suo concerto (1911). L’in­tesa fra i due è testimoniata dalla loro collaborazione nell’almanacco Der Blue Reiter, dove l’arte è considerata l’espressione degli istinti dell’anima, la Natura non è più protagonista, come nelle rappresentazioni classiche, l’armonia imposta dalla staticità di figure perfette ma false, quest’armonia illusoria è combattuta sulle pagine della rivista e nelle lettere fre­quenti. Tra i due
La musica del compositore viennese è fuori dal sistema tonale, cioè si avvale delle disso­nanze in completo disaccordo con l’armonia melodica contemplata fino a quel momento. La logica armonica è logica metrica, dunque è l’analisi che segue i binari ed esplora spazi già ordinati.
L’austriaco andrà oltre fino ad “inventare” la dodecafonia ovvero l’uso di tutte le note, attri­buendo dignità anche ai diesis ed ai bemolle.
Il teorico e “pietra miliare” della quarta armonica, vorrebbe addirittura “eliminare la volontà cosciente dall’arte” per questo concorda col pittore russo sul principio della “necessità del­l’anima”, solo se mosso da questo principio l’artista è creatore ed ispiratore.
Le produzioni di quel periodo sono una tempesta di colori e di suoni, un vortice di energia emozionale che si propaga per contatto o, anche semplicemente, per empatia, in­fine libera l’uomo dal peso del suo passato.
Il pittore ed il musicista si esaltano vicendevolmente, ingaggiano la battaglia critica contro quegli intellettuali adagiati sulle proprie conoscenze che tengono strette per se stessi, im­pedendo che la Verità possa trovare espressione ed, infine, ascolto.

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