Tutta la vita è risolvere problemi
Tutta la vita è risolvere problemi
Il primo principio della dinamica stabilisce che: “un corpo rimane nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme a meno che non intervenga una forza esterna a modificare tale stato”.
Difficile sperimentare direttamente questo fondamento perché, sulla terra, c’è l’attrito che ostacola lo svolgimento del moto, e conserva la quiete, anzi, ne ostacola la trasformazione che porterebbe alla creazione di energia cinetica.
L’attrito è un fatto fisico, imprescindibile per noi terrestri, sia esso che i problemi che comporta; ecco perché non possiamo ipotizzare la vita sulla terra come: lo svolgimento lineare dell’esistenza di un corpo che rotola, da solo, infinitamente su di un piano liscio.
Posto che gli ostacoli, o problemi, fanno parte del nostro mondo naturale, non possiamo far altro che prenderne atto e cercare di risolverli. Ed è proprio questa sfida a motivare l’intelletto umano nel congetturare risoluzioni e rimedi e vincere l’attrito che ci condanna al freddo della morte.
Secondo il filosofo della scienza, Karl Popper, tutti gli organismi viventi sulla terra tentano di risolvere problemi, per esempio: la fame, la sete, la cura di una ferita o il calcolo dei neuroni in un cervello. L’uomo non fa eccezione, però è avvantaggiato dal proprio sviluppo cognitivo perché, per l’epistemologo austriaco, non siamo tabulae rasae, terreni vergini mai arati, come vorrebbe la tradizione platonica, ma ognuno ha dei pre-concetti, delle ipotesi e delle aspettative che applica immediatamente alla situazione da affrontare, per poterla capire e superare.
Ogni risultato incrementa il bagaglio della ragione; questo significa che esso è un gradino al quale, sicuramente, seguiranno altri e, magari, sarà sostituito ed abbandonato. Anzi, prima di arrivare alla costruzione di una teoria lo scienziato cerca con gli esperimenti la conferma, nella realtà, delle ipotesi così come l’uomo comune tenta di fare quotidianamente, scegliendo cosa fare e, talvolta, sbagliando, l’importante è riconoscere gli errori ed imparare da essi.
Nel discorso Tutta la vita è risolvere problemi, tenuto a Bad Homburg nel 1991, il professore di Vienna dichiara: “la correzione degli errori è il più importante metodo della tecnologia e dell’apprendimento in generale”.
Secondo teorico del criticismo razionale, gli errori e le confutazioni servono per “aggiustare il tiro” e danno valore ad una teoria perché sono le cicatrici di prove fatte e non semplicemente enunciate con parole assolutamente intangibili.
Il filosofo liberale aborrisce ogni forma di totalitarismo ed assolutismo, compreso quello religioso delle credenze vere anche se non dimostrabili; quel che distingue una teoria scientifica da una favola magica è la falsificabilità di ogni sua proposta. Sottoporre al vaglio critico ogni ipotesi ed ogni teoria ci permette di meglio adattarla alle nostre esigenze ed infine adattare il nostro pensiero razionale alla vita.
Habermas, illustre filosofo tedesco, polemizza con Popper poiché le sue pretese di raziocinio partono da basi irrazionalistiche: ”Il tentativo di Popper di difendere il razionalismo della logica scientifica dalle conseguenze irrazionali della sua fondazione necessariamente decisionista, […] . Il problema è di sapere se un’amministrazione razionale del mondo coincida con la soluzione delle questioni pratiche poste storicamente” e Popper reagisce: “ Adorno e Habermas sono tutto fuorché chiari nella loro critica della mia posizione. Per dirla in breve: credono che la mia teoria della conoscenza, poiché essa sarebbe (come loro credono) positivistica, mi costringa a difendere lo status quo sociale. . Hanno dimenticato che io sono sì un liberale (non rivoluzionario), ma che la mia teoria della conoscenza è una teoria della crescita della conoscenza mediante la rivoluzione intellettuale e scientifica”.
Gli errori vengono dallo scontro imprevisto fra idee astratte e realtà, per onestà intellettuale non possiamo far finta di niente, negare gli sbagli o addirittura i problemi che ci hanno “indotto” verso quei tentativi fallaci. Popper fa appello alla creatività dell’immaginazione per trovare nuove risposte a domande sempre più complesse ma, io penso, sopratutto, che affrontare le questioni sia essenziale per la nostra stessa sopravvivenza, senza rimandare crisi, interrogativi e buone intenzioni fino al 2050.