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Fiducia nella capacità d’essere felici

Fiducia nella capacità d’essere felici

Una economia valida non rincorre enormi quantità di ricchezza né arranca dietro ipotesi di utilità sfrenata, a misero vantaggio di un manipolo di nobili avventurieri; la teoria economi­ca premiata col Nobel, nel 1998 ad Amartya Sen, parla di benessere, uguaglianza e liber­tà, distribuite sull’intera popolazione del globo terrestre.
Nelle teorie economiche “classiche” si contempla e si misura la ricchezza reale di un sin­golo stato in base alle sue entrate, al prodotto interno lordo, finanche considerando la sua potenza industriale effettiva, l’estensione del mercato interno la disponibilità di materie pri­me e dei mezzi per estrarle e trasformarle; insomma il patrimonio materiale di un paese è l’eredità che può tramandare ai suoi discendenti.
L’economista indiano, professore presso l’università statunitense di Harvard, attualmente rettore del Trinity College di Cambrige, consulente delle Nazioni Unite, del Fondo monetario e della Banca Mondiale, l’ esperto di finanza etica sostiene che la risorsa economica più vantaggiosa, per una nazione, sia l’op­portunità (e il suo continuo incremento) di soddisfacimento dei bisogni dei suoi cittadini; in altre parole la speranza di realizzare il desiderio di una vita felice, questa è la garanzia di un progresso ed un futuro al sicuro da crisi economiche sia globali che locali.
Lo scienziato del Bengala ribalta le teorie economiche, fino ad oggi “Vangelo” per i profes­sionisti del settore perché egli parte dallo studio della povertà, le sue cause e le sue con­seguenze in termini di violenza e terrorismo. Fondamentale alla riuscita dell’incremento e dello sviluppo sociale, prima che economico, è un governo democratico garante della li­bertà individuale dei suoi protetti.
Infatti, la libertà è alla base di ogni iniziativa, la premessa indispensabile per l’affermazione delle capacità di reazione all’infelicità di una esistenza inutile se priva di significato (a causa della mancanza del lavoro o della possibilità di crearsi una famiglia con un tetto sulla testa e con cibo a sufficienza per sfamarsi).
Indice del funzionamen­to del sistema economico è, anche, il benessere percepito dalla popolazione, al di là dei caratteri ottimisti o pessimisti dei singoli, la possibilità d’impiegare le proprie capacità sti­mola la fiducia nel mercato, dal piccolo fino al grande imprenditore. Come sostenuto da Adam Smith, due secoli fa, il mercato si basa sulla fiducia, anzi probabilmente, per Sen, la crisi economica che ha sconvolto il mondo del terzo millennio, è dovuta alla diminuzione di fiducia nel mercato eccessivamente deregolamentato, prova ne sia il diverso andamento della crisi nei paesi asiatici, in particolare in Cina ed in India, paesi dove lo scambio del li­bero mercato è limitato dal controllo governativo.
Dunque, la ricetta per una nuova economia è ricca d’ ingredienti “etici” quali libertà, ugua­glianza e felicità.
La messa in pratica di questa teoria, potremmo dire che sia la Grameer Bank di Muhammad Yunus, che ha ricevuto i premio Nobel per la pace nel 2006 con la motivazione: “per gli sforzi per creare uno sviluppo economico e sociale dal baso, […] Ogni persona sulla Terra ha il potenziale e il diritto di vivere una vita rispettabile. Attraverso le culture e le civiltà, Yunus e la Banca Grameer hanno mostrato che persino il più povero dei poveri può lavorare per il proprio sviluppo”.
Ovvero il banchiere del Bangladesh è il fondatore del microcredito,il sistema di finanziamento che contempla prestiti di piccole somme a persone indigenti per sponsorizzarne una attività lavorativa, Yunus ripete spesso “la povertà non è stata creata dai poveri” dunque non sono loro a voler rimanere nella miseria, ma, da soli non hanno i mezzi per affrancarsene.
Questa Banca fondata nel 1976 come istituzione non governativa, e riconosciuta ufficialmente nel 1982 con lo statuto di banca, oggi raggiunge 27000 villaggi del Bangladesh e molti Paesi nel mondo, una “trasmissione di pensiero” su cui si sono sintonizzate la maggior parte delle banche e degli istituti di credito occidentali compresa la Banca Mondiale.
La “banca del microcredito” effettua piccoli prestiti (da 100 a 200 dollari), basandosi non sulla solvibilità del debito (garantita, generalmente, da beni immobili o da un lavoro sicuro) ma bensì, sulla fiducia che il creditore concede al richiedente ed al suo progetto d’investimento quasi sempre lavorativo.
Il rimborso alla banca è garantito da gruppi di solidarietà, i cui membri promuovono e sostengono i progetti assumendosi la responsabilità ideale del prestito, nel 98% dei casi l’impegno è stato onorato e, spesso, rinnovato a tutto vantaggio dell’emancipazione della popolazione dall’indigenza e dalla sua disperazione.
L’innovatore del nuovo sistema finanziario non ha rapporti diretti con il collega indiano, proprio per questo sembra confermare la validità della teoria del primo con l’esempio concreto che “sì, si possiamo farlo”, uscire dalla povertà e distribuire la ricchezza è possibile basta aver fiducia nella volontà e nella capacità di ognuno di essere felice.

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