Meditazioni della vita offesa
Perdere il lavoro non è il problema esistenziale per eccellenza, ma, se questa perdita comporta il crollo di tutte le aspettative della propria vita, se con esso si perde l’intero micro-cosmo fatto di tradizione famigliare ed applicazione personale, se il piacere di lavorare è sostituito da una misera logica di necessità materiale, allora il lavoro diviene quella fatica che, secondo Sigmund Freud, dà il via alla nevrosi moderna: “La grande maggioranza delle persone lavora soltanto per necessità, e da questa naturale avversione umana al lavoro nascono i più difficili problemi sociali.” Questo scrive il padre della psicanalisi ne: Il disagio della civiltà, dove la repressione degli istinti è considerata un atto dovuto per il vivere civile.
Infatti, per il medico austriaco, le tensioni sociali sono dovute all’insoddisfazione individuale, al miraggio d’una felicità sempre più lontana ed irraggiungibile, al punto da essere considerata vana o appannaggio degli dei.
Patologia a parte, inconscio o incoscienza il fatto è che vivere per lavorare significa sopravvivere tanto per respirare e consumare aria. Su questo punto è d’accordo anche uno dei fondatori della scuola di Francoforte (scuola di filosofia e sociologia nata in Germania nel secolo scorso), Theodor W. Adorno scrive in Minima moralia: ”Ma il rapporto tra vita e produzione, che abbassa la prima, nella realtà, ad una manifestazione effimera della seconda è perfettamente assurdo. Mezzo e fine sono invertiti.” Il filosofo e musicologo denuncia il sovvertimento dei valori umani, il capovolgimento della verità a favore dell’affermazione di ragioni false costruite appositamente per sottomettere la massa ai dittatori.
Mentre, un altro intellettuale della stessa scuola, Herbert Marcuse, attribuisce la sofferenza della società di massa all’aver ridotto e perso la propria immaginazione e con essa la possibilità di realizzare un’alternativa allo status quo. Il professore “americano”, nel suo L’uomo a una dimensione, sottolinea che il lavoro è necessario al progresso “La soddisfazione dei bisogni materiali è un requisito necessario per poter soddisfare tutti gli altri bisogni”; tutti gli altri bisogni sono quelli più propriamente umani come la sublimazione degli impulsi violenti. Per il filosofo “freudiano”, tutti gli orrori, come ad esempio la guerra e l’olocausto, sono dovuti allo svilimento del pensiero umano che si manifesta nell’appiattimento della cultura in spot per masse di utenti passivi. “Quando il progresso tecnologico annulla codesta separazione [fra realtà ed immaginazione] esso investe le immagini con la sua propria logica e la sua propria verità, riducendo la facoltà libera della mente”.
La libertà di pensiero è il presupposto inscindibile della democrazia, ed il pensiero come i sogni deve essere analizzato ed interpretato.
No, Adorno non è d’accordo con nessun psicologismo, tanto meno col metodo psicoanalitico che, a sua detta, serve unicamente per accettare una realtà confezionata: “Alla repressione psicologica degli individui che fanno a meno dell’io, corrisponde una regressione dello spirito oggettivo, in cui l’ottusità, la mancanza di gusto e il bisogno di liquidare le scorte di magazzino impongono ciò che è scaduto e deperito da tempo come l’ultima e più aggiornata potenza storica…”
Il nostro studioso hegeliano sostiene che il metodo da seguire sia quello dialettico, dell’alternanza di pensiero positivo e di pensiero negativo, una riflessione che tende, instancabilmente, alla ricerca della verità per promuoverne l’attuazione, a suo dire Marcuse e l’analisi psicanalitica traggono, dalla loro ricerca sul campo, semplicemente le conseguenze tangibili dei fatti così come sono.
A parer mio, la precarietà che stiamo vivendo oggi, fra lavoro a scadenza breve, crisi economica e crisi della moralità dei costumi, l’instabilità della nostra esistenza fra catastrofi ambientali e malvagità umana, mette in forse la capacità umana di reagire e superare gli eventi. Il futuro è un orizzonte da esplorare col pensiero per trovare la porta di accesso dal presente, e che si prediliga il metodo dialettico o quello psicanalitico… l’importante è rifletterci seriamente