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La sfida delle sfide

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La sfida delle sfide
La sfida delle sfide: “E’ la riforma di pensiero che consentirebbe il pieno impiego dell’intelligenza per rispon­dere a queste sfide (della globalizzazione)” (E. Morin, La testa ben fatta).

Conoscere e capire il mondo serve a vivere adeguatamente alle proprie esigenze, e per “vivere” non intendo, semplicemente, la soddisfazione dei bisogni animali, ma soprattutto, la formulazione e concretizzazione delle idee umane.
In ultimissima analisi, per questo motivo gli alunni continuano gli studi oltre la scuola se­condaria superiore, perché affinare la propria conoscenza significa migliorare la propria idea di vita da realizzare.
Le matricole, spesso incoscienti delle loro stesse aspettative, s’affacciano alle strutture universitarie dando per scontato che il sistema università si esaurisca lì, in edifici che, nel caso del polo umanistico di Taranto, sono ridicoli rispetto a ciò che dovrebbero rappresen­tare. Considerando, in particolare, la costruzione di via Acton 77, sede di scienze giuridi­che, dove sono ospitati, anche, i dipartimenti di lettere moderne e di scienze dei beni cultu­rali, la considerazione diventa, persino, imbarazzante; possibile che quella palazzina fac­cia davvero parte dell’ Università degli studi di Taranto? Domanda legittima visto che all’in­terno, per gli studenti di lettere e di beni culturali, non ci sono aule confortevoli, nessuna aula adibita al solo studio, non un’aula magna seria per i seminari d’inter-facoltà e nemme­no una biblioteca fornita di testi basilari oltre quelli adottati nei vari corsi.
Queste non sono carenze minori.
Infatti secondo la teoria dell’epistemologo francese Edgar Morin, la risoluzione dei proble­mi che investono il nostro mondo “globalizzato”, la comprensione della nostra realtà fisica e culturale, la rappresentazione di noi stessi ed il nostro rapporto con gli altri, tutto quello che è il nostro pensiero (e che sarà il nostro fare), insomma tutto il nostro essere uomo è un intreccio d’istanze diverse, un tessuto di cellule differenti nelle loro specialità, un organi­smo composto da singoli organi perfettamente sincronizzati fra loro. Ma questa teoria par­la di una conoscenza che non si fossilizza nell’accumulo di nozioni specialistiche di una sola materia, piuttosto auspica una apertura all’interezza del sapere da applicare alla vita come espressione biologica, culturale e civile del soggetto-oggetto uomo. Scive il maître à pen­ser francese:”Conoscere e pensare non è arrivare ad una verità assolutamente certa, è dialogare con incertezza ed errore”, il rapporto dialettico serve a superare gli ostacoli, so­pratutto quelli imprevedibili rimanendo sempre “all’altezza” della situazione.
Il punto non è avere tante nozioni a disposizione ma gestirle e padroneggiarle, in un tempo di continue mutazioni genetiche e tecnologiche, il principio di causa-effetto non è più una relazione lineare in quanto intervengono fattori diversi su un unico procedimento; per cui lo studio e l’analisi dei problemi non deve procedere a senso unico in un’unica dimensione ma deve comprendere più piani paralleli che interagiscono col problema iniziale. Da ciò ne segue che l’approccio teoretico con la conoscenza non deve rimanere settario, relegato ad aspetti singoli della questione da affrontare. Anche all’università lo studio deve essere in­terdisciplinare e, possibilmente, multimediale.
Gli studenti devono uscire capaci di confrontarsi con la realtà esterna in continuo divenire, il sociologo e filosofo Morin punta a garantire loro un’autonomia di spirito valida in tutti gli aspetti della vita lavorativa, o più genericamente, cognitiva.
Il nozionismo, spesso, serve a prendere un voto alto all’esame di fine corso ma già Mon­taigne diceva:” è meglio una testa ben fatta che una testa piena”. In questo contesto come s’inserisce la carenza della nostra struttura di lettere moderne. dove sarebbe difficile ipotiz­zare l’incontro e lo scambio di imput diversi fra studenti e docenti di facoltà diverse?
A me piace raffigurare i nostri studenti con le sembianze di un potenziale Davide, giovane e valoroso nella sfida contro il gigante Golia, bisogna usare bene la testa per vincere.

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