La settima arte
Il cinema è considerato la settima arte, quella più vicina ai sogni ed ai desideri che crea e riproduce. Infatti la vocazione narrativa cinematografica non conosce limiti di spazio né di tempo; può contare su una vasta gamma di espressioni e di suggestioni dovute al coinvolgimento di tutti quanti i sensi umani (secondo la visione del mass-mediologo Marshall Mcluhan). “Il film non è soltanto un’espressione suprema del meccanismo (cinematografico),ma offre paradossalmente come prodotto il più magico dei beni di consumo e cioè i sogni. Non è dunque un caso che il film abbia sfondato come medium che offre ai poveri ruoli di ricchi e un potere al di là di qualunque ambizione”; per il sociologo canadese l’impatto del cinema con la massa è talmente forte da non lasciare spazio a reazioni già calcolate dal play-maker ovvero dal regista. Per questo, in passato, regimi dittatoriali quali quello nazional-socialista tedesco e quello fascista italiano, hanno usato il cinema come strumento di propaganda mascherandosi dietro il suo ruolo comunicativo d’informazione per manipolare, anche attraverso esso, la realtà.
Già Joyce in Finnegans wake aveva preconizzato l’uomo ABCED-minded (controllato dall’alfabeto), cioè l’uomo che catturato completamente dal mondo creato dal regista, subisce quella particolare esperienza senza obiezioni, come un messaggio subliminale rivolto all’inconscio per domare la coscienza.
In alternativa alla massificazione del gusto e della percezione operata dal “cinema commerciale” nacque il cinema d’essai, ovvero il “cinema d’autore”, film di nicchia perché insoliti ma di alto profilo artistico, generalmente, riconosciuti alle mostre ed ai festival del cinema come, attualmente, quello di Berlino, Venezia, Cannes, Torino, il Sundance o, i film premiati con i Globi d’oro, le Grolle d’oro, i nastri d’argento, insomma i film che hanno un messaggio da comunicare e non, soltanto, da reclamizzare per i consumatori.
L’esigenza di non ridurre il cinema alla mercificazione di illusioni a buon mercato, e la volontà di non accontentarsi “di ciò che passa il convento” hanno spinto Daniele Fusco ad inaugurare (nel 2001) anche a Taranto una “salle speciallisèe”, una sala modesta con 148 posti, in perfetta sintonia con le dimensioni “tradizionali” di questa specialità; dove poter godere della visione di film meno pubblicizzati e distribuiti, autentiche primizie per adulti e bambini alle cui necessità il direttore viene incontro proponendo pellicole di animazione in orario pomeridiano.
Il Bellarmino è regolarmente associato alla FICE (Federazione Italiana Cinema d’Essai), dunque rispettoso dell’ordinamento stabilito dal ministero dei beni culturali, inoltre fa parte del circuito “Schermi di qualità” per la programmazione del cinema italiano d’autore.
Negli anni questa sala ci ha stupito, non solo con i film della programmazione settimanale, anche con l’appuntamento scelto del martedì e, con gli incontri organizzati, quest’anno, con l’associazione Punto e A Capo. Eventi svoltisi sul palco teatrale della sala stessa usufruendo anche dell’apporto scenico dello schermo cinematografico, a testimonianza del fatto che i diversi linguaggi artistici creano fra loro un rapporto dialettico atto ad aprire e sviluppare le menti degli spettatori, affinché lo spettacolo dell’arte non sia stordimento ed evasione dalla realtà ma crei i presupposti per affrontare la realtà con i suoi problemi e le sue forme ruvide e spigolose.